Produzioni

Quando fai qualcosa di nobile e bello e nessuno lo nota, non essere triste. Il sole ogni mattina è uno spettacolo bellissimo e tuttavia la maggior parte del pubblico dorme ancora. (John Lennon)

FRANTUMI


Tre donne, tre storie e contesti totalmente differenti, la fragilità, la forza e le loro domande. Un filo rosso ad unirle: parole e significanti rimbalzano nei loro testi quasi a creare una traccia di stupore e splendore “dove prendere e lasciare sono una sola estasi” ed un poeta, Mario Luzi, insospettabile trait d’union. Tre Vite improntate su una ascesi coperta, sul sacrificio (sacrum facere), il fare sacro. “Frantumi” domanda: oggi ha senso parlare di sacro? Cos’è il sacro? Il sacro ha ancora la forza per interpellare il nostro tempo e la parte più profonda dell’io? Di fronte ai nuovi “luoghi di culto”, passando dai centri commerciali, ai guru con la verità in tasca, pedissequamente seguiti da molti facilmente manipolabili e dai più, perché fa trend, fino alle piattaforme social nelle quali il dio narciso è sempre in agguato, è più che mai vitale tornare all’essenza dell’anima umana. Lo spettacolo di teatro-danza si muove in modo ironico e profondo, sulle scie poetiche di Alda Merini, Cristina Campo e Simone Weil, sulle metafore che hanno costellato la loro discesa e salita verso un altrove possibile ed incandescente, quel luogo oltre reale ma tangibile nel quotidiano, che apre verso una dimensione di significato.

Concept, regia, coreografia, disegno luci, scelta e scrittura testi: Mizar Tagliavini
Assistenza, montaggio video: Dafne Ciccola
Robotica: Giorgio Liberini
Danza-attrici: Dafne Ciccola, Arianna Mandolesi, Mizar Tagliavini
Costumi: Deana D’Agostino
– Produzione: e.artES cum panis.

FIGLIA DELL’ORO

Lo spettacolo è nato dalla collaborazione con Davide Rondoni e la giovane e talentuosa poetessa, Flaminia Colella. Il lavoro prende le mosse dall’ultimo libro della scrittrice “Figlia dell’oro”, dedicato ad Emily Dikinson e si dipana in un percorso organico tra la lettura dei testi a cura della famosa attrice Galatea Ranzi e la danza che cuce significato, ripercorrendo alcuni tratti salienti della vita della poetessa di Amherst. La regia, la scenografia,il disegno luci, la coreografia, sono stati creati in tempo lampo da Mizar Tagliavini. Lo spettacolo si avvale della consulenza di Marco Schiavoni e del lavoro di Giorgio Liberini “Geek- tecnico” per quel che riguarda gli “effetti speciali”.

“Figlia dell’oro” ha debuttato in prima Nazionale al teatro dei Rinnovati di Siena il 24 settembre 2021 per il SISiena Festival ed ha replicato il 9 Ottobre Roma al Piccolo Festival dell’Essenziale.

LA PRIMA PIETRA

Che cos’è il male oggi? In che modo si può dire che le sue manifestazioni, le sue spinte, le sue modalità di
aggredire il tessuto del mondo e delle persone, si siano modificate? Vittime o carnefici? Quanto la cultura sottile della violenza ci sommerge rendendoci alienati dai gesti, dalle parole…e allo stesso tempo ad essa assoggettati e succubi? Lo spettacolo di teatro-danza “La prima pietra” tenta di portare alla luce queste
dinamiche scardinando la semplicistica logica del “puntare il dito”. Cosa accadrebbe se rivolgessimo quel dito, quella pietra a noi stessi e lasciassimo che affondi per toccare le viscere? Lo spettacolo pertanto, attraverso uno sguardo ed una scrittura del gesto che oscilla tra la leggerezza onirica e l’ironia talvolta grottesca, desidera fornire degli spunti allo spettatore per un’autoanalisi guidandolo nello stesso processo visivo ed emotivo che gli artisti si sono trovati a percorrere. Uno spettacolo sul filo teso della domanda
“Ma io… quando sono violento?” così da porre l’attenzione sulla facoltà di pensare, la capacità di distinguere tra giusto e sbagliato e le loro implicazioni sociali scandagliando le sfumature e le controversie dell’animo umano. Sembra che una certa “terribile normalità” così come fu definita da Hannah Arendt nel suo scritto “La banalità del male”, comunemente ripudiata da una certa società, trovi luogo di manifestazione nell’intimo delle case così come nelle mani dei potenti senza che ciascuno sia cosciente
e pensante in relazione alle proprie azioni. Piccoli grandi violenze quotidiane, piccole grandi violenze sociali, piccoli grandi violenze mondiali scollate dalla percezione e dal pensiero del male stesso. “La prima pietra” è un corpo a corpo interiore per ricucire la distanza dagli esiti dei nostri atti distruttivi. Desidera essere un contributo alla sensibilità di ciascuno così erosa, gravemente indebolita e oggi più che mai prossima alla cancellazione.
Concept, regia, coreografia: Mizar Tagliavini
Interpreti: Dafne Ciccola; Salvo Lo Presti; Guido Sciarroni; Mizar Tagliavini
Musiche: E. Bosso; Kroke; Las Sombras Tango, C.Lomuto; C.Canaro, M.Richter
Testi: E.Ionesco; G.Testori; S. Lo Presti
Adattamento testi : Salvo Lo Presti
Scenografia: Rossella Sansoni
Costumi: Atelier Jeannette; Michela D’Ascenzo
Durata: 1 ora e 20 minuti

VULTÛS. Così pronta alla scomparsa

Il trio prende le mosse da una tela giovanile di Franco Marconi, ritrovata dopo tempo in uno scantinato. Volto nei volti, la tela interroga, proietta e quasi a tu per tu sembra domandare “perché mi guardi?”. I contorni definiti dai dettagli liquidi sembrano voler dare contenimento all’inconscio straripante di chi sofferma lo sguardo su quegli occhi senza luce, eppur così presenti. La tela ci porta in quell’angolo privilegiato di costruzione attiva di significati che comporta processi di elaborazione ed analisi,
attraverso un meccanismo di rispecchiamento non limitato al dominio delle azioni, ma anche a quello delle sensazioni e delle emozioni. Chissà cosa stava provando Marconi in quell’istante, nell’imprimere il colore, nel tratto?! Al di là del tempo e dello spazio e dell’intento conscio che poteva avere l’artista, la tela si proietta nel cervello dipingendo un paesaggio multiforme, nel quale l’aspetto eccedente parla con forza.
Sembra che l’identità del singolo si perda nell’indefinito della pluralità. Nel silenzio assordante di occhi assenti, il trio vuole ridare voce al contatto intimo della visione, aprendo l’immaginario a quello spazio sacro dove le anime s’incontrano. Attraverso l’alterità che valorizza ed abbraccia è possibile un “io” che brilla, radicato e leggero. Il trio pertanto nasce con l’idea di ampliare il messaggio inconscio della tela stessa, quasi a voler simulare attraverso il contatto empatico il programma motorio compiuto dall’artista per realizzare l’opera, proprio come i più recenti studi di neuroestetica confermano. Guardarla è guardare l’artista nell’atto d’imprimere il segno, ma anche guardare come il repertorio motorio delle danzatrici stesse, si è lasciato influenzare attraverso il contatto visivo, dando modo ad un’ulteriore tela interattiva di nascere attraverso la forza di chi si è specchiato, in un rimbalzare di significati. Starà al pubblico lasciare che la “camere a specchi”, cucia ponti tra conscio ed inconscio, tra visibile ed invisibile, tra ciò che è stato e ciò che potremmo essere, tra il me ed il noi, tra il tu e l’io.

MURMUR CORDIS. Il cuore non trema, il cuore batte.

La performance prende le mosse dagli scatti dei fotoreporter D.Balducci e A.Di Cecco ed è stata creata in residenza all’interno della Torre dei Gualtieri di San Benedetto del Tronto. Si configura come lavoro in site specific e prevede un massimo di 18 spettatori. L’imprevisto di un incontro senza tempo tra un uomo ed una donna (figure archetipiche della vita stessa) fa da sfondo al sisma di ieri, di 100 anni fa, di quelli che verranno. Amore e terremoti vecchi e consueti come il mondo che abitiamo, per ridestarci al peso specifico delle cose, di un gesto, una parola, un abbraccio… In un mondo svuotato di Senso, ci sembra che ripartire dall’essenza del cuore umano che fisiologicamente grida “per sempre” sia la modalità essenziale per ricucire anime ferite e disperse, come solo l’arte sa fare. 

“La vita: un soffio. Guardo la terra tremare, monito:“nulla è mio”. Vertigine. Vana illusione di un possesso del reale tanto effimero quanto povero di anima e respiro. La terra trema, sgretolo il cuore per ricordare, per vivere l’istante presente con la gratitudine di chi apre gli occhi per la prima volta.”

“IL SENTIERO DELLE STORIE”

Lo spettacolo di teatro di narrazione desidera essere un aiuto all’osservazione della flora e della fauna della riservanaturale Sentina aprendo l’immaginario dello spettatore così come solo le storie sanno fare. Vogliamo dare vita ai personaggi della riserva così da scolpirli nella mente di grandi e piccini. 
TARGET: spettacolo per bambini e famiglie
DURATA: Lo spettacolo ha una durata di 20/25 minuti circa e sarà ripetuto fino ad un massimo di 6 volte.
STRUTTURA: Il “Cavaliere d’Italia” (uno dei personaggi della nostra storia) traghetterà come un Caronte 4 gruppetti di persone alla volta, verso gli “habitat” dei quattro narratori, che attraverso voci generose incarneranno i personaggi della Sentina. Ciascun gruppo tramite un percorso in senso orario ascolterà le storie di tutti i narratori e sarà poi invitato in chiusura performance ad andare nei luoghi di “birdwatching”.

Ricerca e scrittura testi: Deana D’Agostino.

“DE-siderio. Tendere alle stelle”

Spettacolo ibrido dedicato alle Riserve Naturali e agli Osservatori Astronomici. Ripercorrendo storie, miti e leggende che legano il cielo alla terra, lo spettacolo offre spunti di riflessione moderni attraverso la danza, la musica e la poesia andando oltre la semplice osservazione della volta stellata. Lo sguardo dell’uomo da sempre si è rivolto verso la volta stellata, instaurando un legame profondo tra le proprie intime domande e la bellezza vista.
TARGET: Adatto a tutti. Il pubblico verrà disposto ad arena verso la battigia con l’aiuto degli operatori della riserva. DURATA: un’ora
Concept: Mizar Gaia Astrid Tagliavini
Interpreti: Marco Bandera (percussioni, Handpan), Dafne Ciccola, Deana D’Agostino, Salvo Lo Presti, Mizar Tagliavini
Testi inediti: Salvo Lo Presti, Mizar Tagliavini

PERFORMANCE IN GALLERIA D’ARTE

HOMO DIGITALIS

Performance interattiva creata per la personale di Morgan Zangrossi / Galleria Marconi

BIFROST. La via tremula

Performance creata in sinergia con l’artista Paolo Pibi/ concept: Mizar Tagliavini; testi inediti: Salvo Lo Presti / Galleria Marconi

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