Relazione sullo sviluppo della metodologia CHANCE IT 2022/2023

Autore: Mizar Gaia Astrid Tagliavini ( studiosa di neuroscienze, insegnante Feldenkrais, counselor bioenergetico, coreografa, regista, danzatrice professionista contemporanea, operatore di teatro sociale, ricercatrice nel progetto CHANCE IT)

Prefazione: In merito al progetto pilota Erasmus CHANCE IT – Care and Health for Artists. Network to Cooperate in Europe, relaziono il lavoro di ricerca svolto negli ultimi mesi.

Secondo il suo intento originario CHANCE IT (C.IT) é nato con la volontà di offrire un supporto metodologico agli artisti affetti da malattie croniche e autoimmuni (PCA), al fine di renderli di nuovo operanti nel loro settore e di aiutarli nel reinserimento lavorativo (1). Secondo l’OMS, le patologie croniche sono la prima causa di morte nel mondo. 

Le PCA sconvolgono la vita degli artisti del movimento, minando la loro stessa sussistenza. Oltre ai sintomi specifici di ciascuna malattia, i pazienti spesso avvertono dolore, affaticamento, disturbi del sonno e dell’umore. Può insorgere ansia, incertezza, frustrazione e perdita di controllo. CHANCE IT si è posto come primo obiettivo di cooperare al ripristino e al mantenimento di una prospettiva emotiva, spirituale e fisica positiva, attraverso un lavoro di gruppo che ponesse al centro la condivisione e aprisse il canale creativo.

C.IT è a tutti gli effetti un progetto di ricerca trasversale che attinge a innumerevoli studi neuroscientifici (alcuni dei quali li trovate in bibliografia) pubblicati negli ultimi anni, per creare un solido background scientifico alla pratica somatica ed artistica proposta all’utenza coinvolta. Negli ultimi anni, sono emersi diversi studi (2) che promuovono ad esempio la danza o  tecniche somatiche, o di ginnastica dolce (yoga, pilates) a supporto delle patologie croniche per recuperare capacità cognitive e fisiche, aumentare la qualità della vita favorendo il benessere e l’interazione sociale, funzioni spesso interrotte o alterate. C.IT non si limita a questo tipo di studi i quali costituiscono nella ricerca della metodologia un assunto. Se studiamo la storia ed osserviamo bene possiamo notare come da sempre l’uomo ha usato i gesti, la danza, i riti e il teatro fisico, volti al mantenimento di una prospettiva sociale sana, di supporto alla comunità e di mantenimento della salute. Spesso l’esperienza sul campo è arrivata a usare e spiegare certi fenomeni in  modo del tutto intuitivo prima che la ricerca scientifica li avvalorasse. Penso ad esempio al lavoro di ricerca di Moshe Feldenkrais che già nel dopo guerra lavorava attraverso il suo metodo somatico sulla plasticità cerebrale dando speranza a moltissime persone con danni neurologici (paralisi,  ictus), quando ancora gli scienziati non avevano neanche coniato il termine neuroplasticità. Riporto un aneddoto emblematico della Dott.ssa Esther Thelen, probabilmente la studiosa più importante al mondo nel campo dello sviluppo motorio, la quale dimostrò che ogni essere umano impara a camminare “in un modo diverso”, per prove ed errori e non come si riteneva in precedenza, tramite un “programma cablato” e standardizzato, applicabile a tutti. La Thelen rivoluzionó la comprensione scientifica dello sviluppo motorio ma quando scoprì che Feldenkrais aveva già sostenuto le stesse tesi rimase 《del tutto sbalordita》(3) dalle sue scoperte cliniche e disse 《 Credo che la scienza possa apparire piuttosto rozza rispetto al vostro genere di conoscenza intuitiva, concreta》. In seguito lei stessa divenne un’insegnante di metodo Feldenkrais (4).  C.it si pone proprio come tentativo di dialogo tra ricerca scientifica e pratica esperienziale e pone la metodologia che stiamo mettendo a punto per questo anno, come un campo di studio vivo ed aperto al fine di integrare via via le scoperte che la scienza fornirà e di dialogare con professionisti tanto dell’area medica quanto del campo artistico.

É anche per questa ragione che teniamo a mantenere un dialogo costante e proficuo con il nostro “team supervisori” composto da figure professionali che afferiscono all’area medica, perché crediamo fortemente che un approccio trasversale alle patologie possa essere di estremo aiuto. L’Italia è particolarmente in ritardo nel tessere dialogo tra figure professionali differenti, notiamo che il resto di Europa si sta avviando verso strade di sinergie virtuose ed osserviamo che in America già da tempo si assiste ad una integrazione tra scienza ed arte. Come capofila, già da diversi anni, stiamo imbastendo in Italia, le maglie di questa rete tra professionisti afferenti alle varie aree di ricerca medica ed artistica.

La peculiarità di C.it risiede, sia in fase di ricerca della metodologia che in fase di divulgazione della stessa, nell’ interpellare la capacità di apprendimento di ogni individuo coinvolto nel progetto in armonia con il proprio ruolo, in altre parole di generare un profondo e proficuo dialogo tra gli ultimi studi sulla neuroplasticità cerebrale ed il veicolo artistico. Come direttrice di progetto ho proposto tanto al team italiano quanto a quello portoghese i problemi del “PERCHÉ” e del “COME”. Come accennavo poc’anzi, per gli artisti professionisti (come quelli che compongono il team di lavoro di progetto di quest’anno) è  esperienza quotidiana notare come un certo approccio al movimento sostenga utenze con fragilità. Dal lavoro di indagine preventiva, effettuata in fase propositiva di C.it, in qualità di Capofila, non abbiamo trovato studi, fonti, ricerche Europee, che si interrogassero con un approccio analitico-scientifico, sul “PERCHÉ”certe pratiche artistiche, corporee,  somatiche siano di effettivo aiuto. Un altro elemento a mio avviso peculiare è il “COME” vengono proposte certe pratiche al fine di aumentare gli effetti benefici ed indirizzare il training a target di utenza specifici. 

I presupposti:

Il team italiano partiva da un precedente lavoro di aiuto e ricerca sul campo, che chiamai “Zero dolore“. Aveva come intento la diminuzione del dolore cronico con persone affette da patologie a componente auto-immune e degenerativa quali: fibromialgia,  artrite reumatoide e psoriasica, sclerosi multipla. Questo tipo di approccio partiva dallo studio del lavoro del Dot. Michael Moskowitz (5), psichiatra specializzato nella cura del dolore cronico che potremmo brevemente sintetizzare in questo modo: l’esperienza del dolore non è determinata interamente dagli input sensoriali inviati dai recettori del dolore, ma è influenzata dall’immagine corporea, quindi Moskowitz teorizzò che si può disimparare attraverso un adeguato lavoro di mappazione cerebrale, il dolore cronico. L’approccio di “Zero dolore” calibrato sull’allievo, prevedeva a seconda delle necessità, un lavoro singolo  attraverso il metodo Feldenkrais ed il lavoro miofasciale e/o di gruppo attraverso laboratori di teatro-danza e teatro sociale.

Il team portoghese partiva, invece, dal metodo importato dall’America “Danza con il Parkinson”, che prevede un lavoro di gruppo, svolto in cerchio su delle sedie, improntato al sostegno psicosociale e al mantenimento di una funzionalità minima degli arti. 

Il progetto fase 1:

Nel novembre del 2022, il team italiano ha proposto al team portoghese un iniziale lavoro di studio delle patologie croniche ed autoimmuni così da guidare il partner nella comprensione di analogie e differenze delle PCA. Ci siamo soffermati in particolare su quelle già trattate ed abbiamo aggiunto: Sindrome di Sjogren, morbo di Huntington, morbo di Chron, Celiachia, lupus eritematoso, Sclerodermia,

Il lavoro preventivo di studio e selezione delle ricerche è stato effettuato dal team italiano e condiviso tramite drive con il partner portoghese. 

Questo tipo di indagine ci ha portato ad individuare alcune analogie interessanti da tenere in considerazione nello sviluppo della metodologia.

Per citarne alcune: “use it or lose it/ learned non use”, cervello rumoroso, stanchezza cronica, correlazioni tra dolore cronico e ritmo circadiano (squilibri sonno-veglia) (6), sonno non ristoratore,  perdita di equilibro/vertigini;  ansia/depressione, coinvolgimento del sistema glinfatico (7), asse intestino-cervello, alterazioni dopamina e serotonina, aumento o riduzione del fattore neutrofico cerebrale BDNF , compromissione dei gangli della base ( perdita del controllo del movimento), eziologia legata al virus Epstein-bar ed un peggioramento nei casi di affezione al Coronavirus, carenza di vit. D, positività agli anticorpi zonulina, neuropatia delle piccole fibre o grandi fibre.

Sono poi state individuate delle parole chiave collegate alle patologie e agli obiettivi, per aiutarci nell’organizzazione delle idee. Tra gli obiettivi di CHANCE IT finalizzati alla formazione artisti, ricordo:

RIPRISTINO LIVELLI DELLA PERSONA:

FISICO-MOTORIO: involucro epidermico, apparati muscolare, circolatorio, respiratorio, scheletrico, nervoso

SENSORIALE: attivazione delle sensazioni fisico-cognitive, aiutare la coscienza di sé e del mondo, il percorso di ricerca, espressione e creazione

COGNITIVO: Percezione, immaginazione, memoria, apprendimento, elaborazione

EMOTIVO: dialogo sinergico tra dentro e fuori, anima e corpo 

RELAZIONALE: condivisione creativa del proprio stato, rielaborazione dei significati nel lavoro di gruppo

ESPRESSIVO: Ripristino della libertà nell’espressione di sé e della propria unicità.

SVILUPPO NEURO- COGNITIVO/SENSO-MOTORIO:

Stimolare la capacità di contatto con il proprio nuovo corpo

Riconoscere, accettare e trasformare il limite dettato dalla malattia

Trovare modalità di adattamento alla nuova situazione

Recuperare storie e contesti

Recupero dell’abilitá dell’essere nel “qui ed ora” attraverso l’integrazione dei piani della persona

Imparare ad imparare: apprendimento organico e auto-diretto, di nuove possibili funzioni attraverso l’esperienza di sé, dell’altro e del mondo:orientamento,comunicazione, intenzione-azione, organizzazione funzioni fisiche, motorie e percettive

Correlare sistema simpatico e parasimpatico

Per orientare il team italo-portoghese nella presentazione delle pratiche somatiche ed artistiche che è avvenuta a Gennaio 2023, ho proposto di seguire come linee guida dello sviluppo della metodologia C.it, le fasi della Guarigione neuroplastica, così come sono state sintetizzate dal Prof. Norman Doidge. Il team è stato da me formato in tal senso.

Le riporto sinteticamente:

1)Correzione delle funzioni  cellulari dei neuroni e delle cellule gliali:  da noi rinominata “Detossificazione”.
Interviene sul ripristino  di neuroni e cellule gliali attraverso un lavoro di drenaggio grazie all’attivazione del sistema Glinfatico e del fluido cerebrospinale.(7) (che costituiscono l’85% delle cellule cerebrali). Neuroni e cellule gliali spesso vengono colpiti da fonti esterne come infezioni, tossine, metalli pesanti, pesticidi, farmaci, intolleranze alimentari  (8) Il cervello e il midollo spinale sono considerati organi “immuno-privilegiati” in quanto sono separati dal resto del corpo da una serie di cellule endoteliali conosciute come la Barriera Emato-Encefalica. Questa barriera impedisce alla maggior parte delle infezioni di raggiungere il vulnerabile tessuto nervoso. Quando gli agenti infettivi sono introdotti direttamente nel cervello o riescono ad attraversare la barriera emato-encefalica, spetta alle cellule della microglia reagire rapidamente per incrementare l’infiammazione e distruggere gli agenti infettivi prima che danneggino il tessuto.(9)

2) Neurostimolazione: permette di riattivare i circuiti dormienti del cervello danneggiato e conduce ad una maggior capacità del “cervello rumoroso” di tornare a regolarsi, modularsi e stabilire l’omeostasi. Luce, suono, elettricità, vibrazione, movimento consapevole e pensiero (che se viene usato in maniera sistematica, riesce ad attivare alcuni networks in maniera potente per stimolare i neuroni) sono tutte fonti di Neurostimolazione.

3) Neuromodulazione: ristabilisce l’equilibrio tra eccitazione e inibizione nei networks neuronali e “calma” il cervello rumoroso. La Neuromodulazione “resetta” il livello globale di allerta del cervello interessando due sistemi sottocorticali:

> RAS- sistema reticolare attivatore, si trova nel tronco encefalico ( un’area situata fra il midollo spinale e la base del cervello) e nelle zone superiori della corteccia, regola il livello di coscienza, il tono generale di allerta ed è in grado di “accendere” il resto del  cervello e regolare il ciclo sonno-veglia. Il RAS è essenziale per permettere al cervello di recuperare le proprie risorse energetiche.

> SISTEMA NERVOSO AUTONOMO, il quale è suddiviso in due parti:

-il sistema nervoso simpatico, deputato alla risposta “combatti o fuggi” che è progettato per la sopravvivenza nell’immediato e concentra tutte le attività dell’individuo su un certo obiettivo, spesso inibendo i processi di crescita e guarigione. Le persone con PCA si trovano in uno stato simile alla reazione “combatti o fuggi”, si sentono frequentemente in pericolo e iperansiosi perché non riescono a far fronte al corso degli eventi. Il problema è che questo stato limita la guarigione neuroplastica 

– il sistema nervoso parasimpatico, quando “spegne” il simpatico, innesca una serie di reazioni chimiche che favoriscono: la crescita, conservano l’energia ed aumentano il sonno, implementano la ricarica dei mitocondri (le riserve di energia presenti all’interno delle cellule) e abbassno il rapporto segnale-rumore (cervello rumoroso)

4) Neurorilassamento: Una volta disattivata la modalità “combatti e fuggi” il cervello potrà immagazzinare l’energia di cui avrà bisogno per riprendersi. Molte persone con PCA sono esauste e dormono male. La Prof.ssa Maiken Nedergaard dell’Università di Rochester ha scoperto l’esistenza di un tipo di sistema di drenaggio che ha chiamato sistema glinfatico. E’ simile al sistema linfatico e coopera insieme al fluido cerebrospinale nell’eliminazione dei prodotti di rifiuto e degli accumuli tossici. Ed è proprio durante il sonno che le cellule gliali aprono canali speciali per l’eliminazione dei rifiuti. Sintetizzando, possiamo dire che dormire troppo poco intossica il cervello.

5) Neuro Differenziazione e apprendimento:  questa fase finale, riguarda il recupero delle capacità attentive, di apprendimento e di distinzione funzionale sottile

Postilla:

In fase di studio abbiamo cercato di rispondere in modo specifico alle varie fasi della guarigione neuroplastica, ma abbiamo trovato una quantità significativa di correlazioni. Gli stessi sistemi corporei (scheletrico, muscolare, circolatorio, linfatico, glinfatico) lavorano in una meravigliosa ed integrata reciprocità. Pertanto gli sforzi di distinzione costituiscono solo una lente di ingrandimento su un intero sistema perfettamente orchestrato. 

Qualche termine usato

>Con  “use it or lose it“, si intende il principio che il cervello spesso segue in casi di malattie degenerative quando inizia a diventare difficile svolgere determinate azioni. L’Inattività indebolisce i circuiti cerebrali a causa del loro inutilizzo. Quando questo accade, cioè quando il cervello impara a non saper più fare si parla di “learned non use”. A tal proposito è interessantissima la terapia Constraint-induced messa a punto dal neuroscienziata Edward Taub (10)

>Attraverso gli studi sperimentali  del Prof.Michael Zigmond (11), figura di spicco internazionale nello studio del morbo di Parkinson, sappiamo che l’attività fisica produce due tipi di fattori di crescita: il GDNF (fattore neutrofico derivato da linee cellulari gliali) e il BDNF (fattore neutrofico  cerebrale) che permette la formazione di nuove connessioni fra le cellule cerebrali. In parole semplici, l’esercizio fisico attraverso metodiche di consapevolezza, accresce la capacità di apprendimento dell’individuo e permette una ricablazione neuronale nel momento in cui vi è una patologia degenerativa in atto. Questo tipo di scoperta è altamente interessante per Parkinson, fibromialgia, Alzheimer, sclerosi multipla, morbo di Huntington,  in quanto la produzione di BDNF risulta alterata. I livelli di BDNF si osservano nell’ippocampo che converte la memoria a breve termine in memoria a lungo termine, una funzione essenziale per l’apprendimento. Inoltre, il BDNF prende parte alla plasticità strutturale e funzionale delle vie nocicettive a livello del sistema nervoso centrale e del midollo spinale. Sembra modulare le afferenze nocicettive e la iperalgesia.

> un concetto applicabile a molti disturbi cerebrali e a molti sintomi è quello del “cervello rumoroso” nominato così dal Prof. Bach -y-  Rita, creatore del PONS translinguale (12). Semplificando: in caso di lesioni cerebrali, qualunque ne sia la causa ( tossine, disturbi degenerativi, infezioni, ictus, trauma cranico, redioterapia), alcuni neuroni muoiono e smettono di emettere segnali. Altri vengono danneggiati ma non necessariamente diventano “silenziosi”. Il tessuto cerebrale vivente è per sua natura eccitabile. Anche quando un circuito cerebrale è “spento”, continua a produrre segnali elettrici, anche se ad un ritmo diverso, spesso più lento. Nel cervello questi segnali irregolari, influenzano tutti i network a cui sono connessi mandandoli in confusione poiché questi neuroni si attivano con un ritmo errato, insolito, non sincronizzato. Questo fenomeno accomuna numerosi disturbi del sonno, lesioni cerebrali, Parkinson, Alzheimer, epilessia. Un concetto simile è quello del “fibro fog” presente nella fibromialgia. Con questo termine si indicano tutte quelle problematiche di tipo neuropsicologico che inficiano la velocità psicomotoria, la capacità di apprendimento, la fluenza verbale, le abilità di attenzione e la memoria a breve termine. Chi soffre di fibromialgia racconta, frequentemente, di non ricordarsi lo scopo di un’azione che aveva intrapreso, di dimenticare ciò che stava svolgendo poco prima, d’incespicare durante il linguaggio verbale non trovando le giuste parole o sbagliandole, di perdere il filo del discorso, di scrivere (anche al computer) frasi o parole non corrette e, soprattutto, di perdere facilmente l’attenzione e ritrovarsi in uno stato di confusione generale.

> In alcune delle patologie analizzate sono emersi sintomi quali calo dell’attenzione, diminuzione della dopamina (neurotrasmettitore che invia segnali da un neurone all’altro) scarsa capacità di orientamento in risposta agli stimoli, disturbi nel comportamento, scarso equilibrio, vertigini. Abbiamo pertanto cercato di inquadrare la funzione dei  gangli della base: sono raggruppamenti di sostanza grigia all’interno degli emisferi cerebrali, si trovano in ogni emisfero al di sotto dei ventricoli laterali. Dal punto di vista funzionale i principali componenti dei gangli della base sono: striato; globus pallidus; substantia nigra (dove si produce dopamina); nucleo subtalamico.

Lo striato oltre a ricevere le principali afferenze dei nuclei della base, dalla corteccia cerebrale, dal talamo e dal tronco dell’encefalo, ha un ruolo fondamentale nella comunicazione delle varie aree cerebrali. I suoi neuroni proiettano al globus pallidus ed alla substantia nigra. Il 90-95% delle cellule che compongono lo striato è costituito da neuroni di proiezione GABAergici. Normalmente sono neuroni silenti, eccetto che durante il movimento o dopo l’applicazione di stimoli periferici. Infatti i gangli della base sono coinvolti nel controllo subconscio del tono muscolare e nella coordinazione dei movimenti appresi, assicurano il ritmo e correggono gli schemi di movimento volontario una volta che questo è iniziato. Tutte le aree della corteccia cerebrale inviano proiezioni eccitatorie glutammatergiche a specifiche zone dello striato. Lo striato riceve anche segnali eccitatori dai nuclei intralaminari del talamo, proiezioni dopaminergiche dal mesencefalo e serotoninergiche dai nuclei del rafe.

Attraverso le interazioni con la corteccia cerebrale, i gangli della base contribuiscono al movimento volontario, ad altre forme di comportamento come le funzioni scheletro-motorie, oculomotorie, cognitive ed emozionali. I gangli della base impediscono al cervello di compiere azioni che non siano collegate al compito principale, sono coinvolti nel riflesso di orientamento in risposta a stimoli di tipo uditivo (a tal proposito consiglio  di approfondire la connessione tra sistema vestibolo-cocleare e nervo vago e di avvicinarsi al metodo Tomatis adatto in particolare ai bambini con deficit dell’attenzione e iperattività).

Il progetto fase 2:

Nel Gennaio 2023 durante l’azione di “sviluppo della metodologia” il team italiano costituito per la parte artistica e di studio-ricerca dalla sottoscritta e dalla mia assistente Dafne Ciccola, ha proposto al team portoghese il frutto del lavoro svolto nei mesi di ricerca, applicata a tecniche somatiche ed artistiche che brevemente andrò più avanti ad illustrare. 

Parto dalla condivisione del lavoro del team portoghese: nella persona di Annabel Barnes, hanno mostrato preoccupazioni in merito all’utenza ed hanno condiviso una pratica yoga sul respiro. La pratica proposta, pur rivelandosi interessante da un punto di vista esperienziale, in fase iniziale, era carente di un substrato scientifico. Abbiamo cercato pertanto di aiutare il partner ad andare al fondo del lavoro (13) ed abbiamo successivamente integrato alcuni esercizi (Ujjayi, respiro dinamico – The godes – Breath of joy) nel training strutturato di CHANCE IT, che abbiamo messo a punto a Febbraio 2023. Ad esempio:

Il lavoro di respiro Ujjayi che prevede di respirare alternando le narici, è stato integrato nel training CHANCE IT che effettueremo al mattino (durata totale dell’intera classe: un’ora  e trenta) poiché accenna uno degli approfondimenti che verranno svolti nel pomeriggio: “Equalizzare le narici”, classe Feldenkrais di “conoscersi attraverso il movimento” da me creata. Quest’ultimo  lavoro,  è inserito nella fase di “Neurostimolazione”, in quanto il suono e la vibrazione che si originano in questa classe,  hanno dei profondi effetti di bilanciamento del RAS, del tronco encefalico (porzione del cervello che elabora il flusso di segnali inviati da gran parte dei nervi craniali che controllano il volto e la testa in modo ascendente e discendente), miglioramento del cervello rumoroso ed una iniziale attivazione del palato molle che é correlato al sistema parasimpatico e che più avanti cercherò di approfondire. 

Andando per gradi: ho chiesto ad Annabel nel condurre il respiro Ujjayi da lei proposto di portare l’attenzione alle ossa del cranio e al palato molle.

Di seguito preciso qualche concetto alla base dell’intero lavoro che è stato svolto sul respiro che interseca le fasi di neuro stimolazione, neuro modulazione e neuro rilassamento :

-In situazioni di stress, ripristinare una buona funzionalità del respiro, è cosa fondamentale. Siamo normalmente abituati a sentire parlare di respiro giusto o sbagliato ma in un’ottica funzionale tale concetto è del tutto erroneo. É invece importante poter sperimentare profondamente l’intera potenzialità dell’apparato respiratorio (cavità nasale e orale, faringe, laringe,trachea, bronchi, bronchioli, polmoni, diaframma, muscoli intercostali interni ed esterni) per aumentare la consapevolezza ed avere uno strumento corporeo per risolvere situazioni psicologiche spiacevoli e per gestire meglio il dolore cronico. Diceva Feldenkrais “il movimento è vita” riferendosi proprio al respiro come primo ed ultimo movimento, che segna la vita in un essere. Pertanto la respirazione è l’attività che maggiormente esprime la vitalità della persona, spontaneamente regola il bisogno di ossigeno nei tessuti ed espelle le  sostanze che residuano. Gli stessi greci avevano unito in solo termine “psyché” , respiro e psiche in quanto per loro, il diaframma aveva un essenziale ruolo nella regolazione tra vita psichica e somatica. Questo è alla base anche di un buon funzionamento dell’apparato circolatorio e linfatico da noi analizzati. Disturbi quali ansia, depressione, dolore cronico, rigidità articolari si manifestano anche nella non libertà dell’apparato, in un gioco di specchi: pertanto, lavorando sul respiro, di riflesso riusciamo ad avere buoni risultati anche sulla riduzione di alcuni sintomi. 

-Respirare con la sola narice sinistra permette una attivazione del sistema nervoso parasimpatico, mentre respirare con la sola narice destra del sistema simpatico. In generale, tolti raffreddori del caso o setti nasali deviati, c’è sempre una narice che lavora meglio dell’altra.  Questo é un indicatore importante per capire se la persona è in un sistema “combatti o fuggi” o aperta ad una fase  di calma e creatività. Attraverso il lavoro di equalizzazione delle narici si riesce a bilanciare il sistema nervoso autonomo. Inoltre come vedremo più avanti, lavorare in emissione con la narice sinistra induce in chi svolge l’attività, anche ad entrare in onde cerebrali Alpha. Esiste un legame di reciprocità tra vibrazione, sistema vestibolo-cocleare, attivazione della lingua, attivazione oculare, osso craniale sfenoide ed onde encefaliche. 

– il cervello con l’intermediazione del nervo laringeo inferiore, o nervo ricorrente (ramo del nervo vago), controlla i movimenti della laringe e in particolare quelli delle corde vocali per la modulazione dei suoni. La stimolazione del vago attraverso la CAM “equalizzare le narici”  nella quale si usa la voce, aiuta il processo anti-infiammatorio. Problematiche associate al malfunzionamento del Nervo Vago possono portare sintomi come: sensazione di svenimento (o vere e proprie sincopi); difficoltà di concentrazione e confusione mentale; nausea; sbandamenti; disturbi del tono dell’umore (ansia e/o depressione); facilità allo sviluppo di infiammazioni; problematiche cervicali

Detossificazione

Riguardo alla prima fase della guarigione neuroplastica, Dafne Ciccola si è occupata di approfondire le correlazioni tra il sistema vascolare ed il sistema linfatico non avendo per quest’anno nessuno nel team che si occupi di alimentazione funzionale e di fitoterapia (a tal proposito segnalo i libri e le ricerche del Prof. David Perlmutter su alimentazione e cervello) . È giunta ad un’ottima sintesi comparando le varie tesi e studi al riguardo, creando un efficace auto massaggio che usa lo sfregamento ed il tapping, che viene proposto in apertura della pratica CHANCE IT. Il Sistema linfatico è un circuito di drenaggio ad una via. Esso trasporta fluido interstiziale, un fluido leggermente alcalino che raggiunge il sistema venoso nella misura di circa 2000 ml al giorno. Contiene linfociti, granulociti, gas, enzimi e immunoglobuline, riassorbe le proteine plasmatiche provenienti dalla filtrazione dei capillari arteriosi che non sono riuscite a ritornare attraverso i capillari venosi. In questo  modo, vengono riportati al torrente sanguigno 100 g di proteine, denominati carico proteico con funzione linfatica.

Tra le funzioni del sistema linfatico: 

– Mantenimento dell’equilibrio dei fluidi corporei

– trasporto nutrienti dal sistema digerente a quello circolatorio (chilomicroni – lipoproteine), – funzione immunitaria tramite il midollo osseo che ha due tipi di cellule staminali mesenchimali ed ematopoietiche dalle quali si sviluppano differenti cellule del sangue che includono globuli rossi e globuli bianchi.

I globuli bianchi comprendono i linfociti pietra angolare del sistema immunitario

Linfocita è il termine più comunemente usato per descrivere due gruppi di cellule linfatiche, le cellule B e le cellule T. I linfociti B e T sono così chiamati per la posizione del corpo in cui completano il loro processo di maturazione. Entrambi derivano dalla linea linfoide delle cellule staminali multipotenti presenti nel midollo osseo. La cellule T immatura migra al Timo per completare il suo sviluppo; la cellula B completa la sua formazione nel midollo osseo. Le cellule B e T rispondono ad antigeni specifici del corpo umano. Un antigene è una molecola che comporta una risposta immunitaria. Tutte le cellule e i virus, oltre che le strutture extracellulari hanno antigeni unici presenti sulla loro superficie, cioè strutture chimiche caratteristiche; la presenza di questi marcatori consente quindi di distinguere le cellule del nostro corpo patogeni esterni. Se una cellula presenta determinati antigeni diversi da quelli dell’organismo di appartenenza, viene avviata una risposta immunitaria. Il ruolo delle cellule B è quello di produrre proteine chiamate anticorpi che si legano selettivamente agli antigeni estranei che si presentano nei tessuti e nei fluidi. Pertanto le cellule B rimangono nel midollo osseo a maturare prima di essere inviate ai linfonodi secondari . L’attività delle cellule T è fortemente dipendente dalla segnalazione cellula-cellula che utilizza recettori o altre proteine di membrana . Le cellule T sono in grado di distinguere cellule infette da cellule sane. 

Ci sembra interessante in quanto i soggetti con PCA tendono ad avere un sistema immunitario estremamente debole. Notiamo che chi è afetto da una patologia autoimmune  primaria tende negli anni a contrarre in modo secondario altre patologie autoimmuni

Ci siamo inoltre domandate se esiste una correlazione tra funzionalità del sistema linfatico e respiro, ed abbiamo scoperto che anche alcuni medici si sono posti la stessa domanda (14).

A tal proposito abbiamo approfondito la funzione del  dotto toracico, il  più grande vaso linfatico del corpo umano. Il dotto linfatico sinistro drena gli  arti inferiori , il bacino, l’addome, il lato sinistro del torace, l’  estremità superiore sinistra e il lato sinistro della testa e del collo. Il dotto linfatico destro drena l’arto superiore destro, il seno destro, il polmone destro e il lato destro della testa e del collo. Il dotto toracico si estende dalla dodicesima vertebra toracica alla radice del collo ed è formato dalla confluenza addominale (giuntura) dei tronchi linfatici lombari sinistro e destro, nonché dai tronchi linfatici intestinali sinistro e destro tra T12 e L2. Il trasporto linfatico nel dotto toracico è determinato principalmente dall’azione della respirazione coadiuvata dalla muscolatura liscia del dotto e dalle valvole interne che impediscono alla linfa di rifluire nuovamente verso il basso. Gli esercizi di respirazione addominale (diaframmatica) sono uno strumento prezioso per stimolare le strutture linfatiche profonde, come la cisterna chyli, la parte addominale del dotto toracico, i tronchi lombari e i linfonodi lombari, i linfonodi pelvici e alcuni sistemi di organi. Il fluido linfatico dagli arti inferiori passa attraverso queste strutture linfatiche profonde e un aumento del flusso linfatico, in particolare nel dotto toracico, si traduce in un migliore drenaggio linfatico dagli arti inferiori. Gli individui affetti da linfedema traggono grande beneficio dagli esercizi di respirazione diaframmatica, specialmente se combinati con un regime completo di esercizi decongestionanti. Il movimento del diaframma durante la respirazione addominale profonda è una componente essenziale per il sufficiente ritorno del fluido linfatico nel flusso sanguigno.

Ho poi collegato il lavoro svolto da Dafne sul linfatico, con lo studio delle ricerche della Prof.ssa M. Nedergaard che ha scoperto il sistema glinfatico cerebrale. Il glinfatico agisce in modo simile al sistema linfatico, ma è gestito da cellule cerebrali note come cellule della glia o gliali. Gli scienziati sanno che il fluido cerebrospinale (FCS) oltre a  proteggere cervello e midollo da eventuali traumi,  ad avere funzioni nutritive, immunitarie e neuroendocrine svolge un ruolo importante nel ripulire i tessuti cerebrali, espellendo i prodotti di scarto e trasportando i nutrienti ai tessuti cerebrali attraverso un processo noto come diffusione. Il sistema da poco scoperto fa circolare il FCS in ogni angolo del cervello in modo molto più efficace, attraverso il principio che gli scienziati chiamano flusso di massa o convezione. “È come se il cervello avesse due sistemi di smaltimento dei rifiuti: uno lento che già conosciamo ed uno veloce che abbiamo appena scoperto”, sostiene la Nedergaard. “Dato l’alto tasso di metabolismo del cervello e la sua notevole sensibilità, non sorprende che i suoi meccanismi di ripulitura dai rifiuti siano più specializzati e completi di quanto non si fosse finora compreso.” Mentre il sistema scoperto in precedenza lavora più come un rivolo, filtrando il fluido cerebrospinale (FCS) attraverso il tessuto cerebrale, il nuovo sistema è sotto pressione e spinge ogni giorno grossi volumi di FCS attraverso il cervello per eliminare i rifiuti in modo più energico. Il sistema glinfatico è come uno strato di tubature che circondano i vasi sanguigni esistenti nel cervello. Il team ha scoperto che le cellule gliali, dette astrociti, usano proiezioni (denominate “piedi terminali”) per formare una rete di condutture intorno al perimetro esterno delle arterie e delle vene che si trovano nel cervello, in modo simile alle volte create dai rami in un viale alberato sopra la carreggiata. Tali piedi terminali sono costituiti da strutture note come canali d’acqua o acquaporine, che trasportano il FCS attraverso il cervello. Il team ha scoperto che il FCS viene pompato nel cervello lungo i canali che circondano le arterie; tale fluido lava accuratamente il tessuto cerebrale prima di raccogliersi nei canali intorno alle vene ed essere quindi scaricato fuori dal cervello. ( Per approfondimenti anatomici consigliamo di soffermarvi sul ruolo delle meningi ed il passaggio del liquor).

Questo tipo di studio ci interessa perché lo smaltimento dei rifiuti è una funzione tanto vitale quanto l’approvvigionamento dei nutrienti e nel cervello, ciò risulta essere un argomento particolarmente pertinente alla nostra ricerca perché in quasi tutte le malattie neurodegenerative, Alzheimer compreso, i rifiuti proteici si accumulano e finiscono per soffocare ed uccidere i neuroni. Infatti, quando le cellule della glia subiscono un trauma e rimangono in uno stato infiammatorio, non svolgono più la funzione di drenaggio del sistema cerebrale. I depositi tossici e di scarto permangono in loco (tra cui eccessi di proteina TAU fosforilata) e si determina un aumento dell’infiammazione e quindi la degenerazione del tessuto neuronale.

A tal proposito ho proposto in uno degli approfondimenti della formazione CHANCE IT, una pratica proveniente dalla sintesi di alcuni concetti di integrazione funzionale e di craniosacrale, da effettuare a coppie e singolarmente. L’idea di base del lavoro a coppie è di dare sostegno in posizione supina alla testa, attraverso il contatto delle mani del compagno sull’osso occipitale e poi di porre le mani lateralmente sullo sfenoide rimanendo in ascolto delle onde cerebrali ed osservando il cambiamento del movimento dei bulbi oculari ( da un movimento simile a quello della fase REM fin quasi all’assenza di movimento) con la palpebre chiuse; in una seconda fase in posizione decubito laterale si passa al supporto dei processi vertebrali rimanendo in ascolto del respiro. É d’obbligo che il contatto sia leggero e non invasivo, per due idee di fondo: la prima è che essendo uno scambio tra persone non esperte nella manipolazione, l’idea è semplicemente di dare supporto e permettere una percezione più profonda: in nessun modo costituisce un trattamento; la seconda è che il tocco leggero permette di riuscire a sentire i piccoli movimenti ed evita la reazione colloidale del sistema viscoso. Più avanti accennerò alla sostanza basale in relazione al sistema miofasciale. L’ascolto dello sfenoide può  essere effettuato anche in auto ascolto e lo trovo propedeutico per la CAM dedicata alla relazione “Occhi ed onde Alpha-Theta”.

Per riassumere: il glinfatico drena il liquido cerebro-spinale (CSF), il liquido interstiziale (ISF) e i soluti presenti nel cervello come la proteina β-amiloide (βA) e la proteina Tau, coinvolte nei meccanismi dell’aging brain e delle demenze. Il sonno e le sue fasi concorrono al buon funzionamento delle prestazioni psicocognitive e di quelle fisiche. Sono aumentate le conoscenze sui meccanismi che producono tali effetti benefici. Durante il sonno proteine come la βA, una delle due proteine caratteristiche dell’Alzheimer, sono allontanate rapidamente dal cervello; quando il sonno non è adeguato per durata e qualità l’eliminazione dei cataboliti dal sistema nervoso centrale è compromessa con possibile danneggiamento dei neuroni. Le strategie per ripristinare il sonno profondo e per migliorare la qualità del sonno possono salvaguardare la funzionalità cerebrale.

Neurostimolazione

Per questa fase oltre alla CAM “Equalizzare le narici”, che come ho già detto lavora attraverso la vibrazione sonora interna e stimola il nervo vago in modo tale che le vocalizzazioni diaframmatiche calmino e riequilibrino l’intero sistema nervoso,  mi sono posta alcune domande. La mia attenzione si è rivolta al funzionamento del PONS linguale del Prof. Bach-y- Rita che ha effetti profondissimi sulle patologie neurodegenerative nel cervello dialogando direttamente con il tronco encefalico. Pertanto mi sono chiesta se l’uso consapevole della lingua benché non elettrostimolata potesse apportare dei benefici dal punto di vista della Neurostimolazione. Ho trovato ricerche estremamente interessanti (15) e a partire da questi studi ho creato una CAM  “Lingua, palato e dura madre”

La lingua svolge un ruolo fondamentale in diverse funzioni del corpo come deglutire, respirare, parlare e masticare. La sua azione non è confinata al cavo orale, ma influisce sulla forza muscolare degli arti inferiori e sulla postura. La lingua è un organo che ha un meccanismo di azione autocrino/paracrino per sintetizzare diverse sostanze e interagire con tutto il corpo; secondo una linea di pensiero, è anche un’estensione del sistema enterico. La lingua è coinvolta nella sclerodermia, con cambiamenti nella sua forma e funzione, cioè la lingua diventa rigida con una minore capacità di svolgere le sue funzioni, il che può causare problemi che possono interessare l’articolazione temporo-mandibolare (ATM), disfagia, disgeusia e problemi logopedici. Nei pazienti che richiedono una gestione a lungo termine, dall’ospedale al domicilio (morbo di Parkinson, ictus e demenza), soprattutto nella popolazione anziana, esiste un’associazione diretta tra la perdita di massa magra (muscoli) e la disordinazione linguale; il declino delle capacità motorie della lingua ha le stesse caratteristiche della degenerazione volontaria del muscolo scheletrico. Inoltre la posizione della lingua cambia con le emozioni e lo stato d’animo, diventando così uno strumento di osservazione psicologica; di solito, si verifica un posizionamento anteriore della lingua associato ad sensazione di paura. Le modificazioni neuroplastiche della corteccia dimostrano come il controllo cerebrale dell’attività della lingua possa essere modificato dagli stimoli ambientali: un miglioramento delle funzioni si verifica in caso di stimoli fisiologici; invece, i disturbi funzionali si verificano con stimoli patologici. Questi stimoli sono dati dalla posizione della lingua all’interno della bocca. Le fibre nervose afferenti del sistema nervoso periferico inviano informazioni al sistema nervoso centrale e le informazioni sono in grado di oscillare tra un emisfero e l’altro, per garantire l’efficienza ottimale del movimento della lingua. La posizione della lingua influenza tutto il corpo. Se la lingua è posizionata contro il palato, il sistema parasimpatico ridurrà la sua attività sistemica (ad esempio, i battiti cardiaci e il ritmo respiratorio aumentano), ma se è posizionata contro il palato molle, il sistema simpatico ridurrà la sua attività. Esiste una stretta associazione embriologica e funzionale tra la lingua, la zona occipitale e l’osso ioide che origina dal secondo arco branchiale. Anatomicamente, la lingua mantiene diversi rapporti con l’osso ioide e quindi con la muscolatura ioide (muscoli sopraioidei e sottoioidei). La membrana ioglosso e il setto linguale legano la lingua ai muscoli ioidei. Esiste una correlazione tra la posizione della lingua e la sua forza volontaria (o involontaria) e il volume polmonare. Quando si altera la meccanica dei muscoli della lingua e la loro capacità di produrre forza di protrusione o il volume polmonare, si verificano alterazioni anche nella tensione trasferita attraverso la trachea all’arco ioide. Lo stiramento polmonare attiva i recettori pleurici che agiscono inibendo i motoneuroni ipoglosso/frenici. Si presume che, quando una patologia cronica prende il sopravvento, limitando l’espansione polmonare e diminuendo il volume polmonare, i motoneuroni ipoglosso/frenici siano meno inibiti, con conseguente riduzione del controllo della lingua. I movimenti della lingua, generalmente postero-laterali attivano la corteccia cingolata anteriore, che svolge un ruolo importante nell’informazione sensoriale, motoria, cognitiva ed emotiva e nell’elaborazione del dolore.

La mia attenzione si è in particolare concentrata alla relazione tra lingua e spot palatino situato in prossimità della prima ruga palatina, nella zona retro-incisivale nella parte mediana del palato superiore. Questo punto è facilmente riconoscibile da uno “scalino” determinato dalla prima ruga presente sul palato immediatamente dietro gli incisivi. Il nervo naso-palatino emerge nel processo palatino attraverso il foro incisivo situato immediatamente dietro gli incisivi a cavallo della sutura palatina mediana.

Su queste basi scientifiche lo stimolo della lingua allo spot linguale all’eminenza del nervo naso palatino causerebbe il rilascio di neurotrasmettitori lungo la seconda branca del nervo trigemino che, lungo il trigemino stesso, raggiungerebbe il Locus coeruleus. Il locus coeruleus, è un nucleo situato nel tronco encefalico tra il mesencefalo e ponte di Varolio. Il suo nome deriva dalle parole latine “coeruleus” e “locus”, è anche chiamato “punto blu” per la sua colorazione tendente all’azzurro, dovuta ai granuli di melanina al suo interno che conferiscono un colore blu. E’ all’origine della maggior parte delle azioni della noradrenalina nel cervello, ed è coinvolto nelle risposte a stress e panico (ed infatti questa CAM lavora in modo trasversale anche sulla neuromodulazione). Studi hanno dimostrato che gli stimoli sensoriali (olfatto, udito, vista, gusto e tatto) accelerano l’eccitazione dei neuroni del locus coeruleus. Questa zona del cervello è anche strettamente collegata al sonno REM. Il Locus coeruleus è il sito principale per la sintesi della noradrenalina nel cervello, ed è formato per lo più da neuroni di medie dimensioni. Negli esseri umani adulti (19-78 anni) il locus coeruleus ha dai 22.000 ai 51.000 neuroni di dimensioni tra 31.000 e 60, 000 μm^3. Esso rilascia noradrenalina quando una serie di cambiamenti fisiologici sono attivati da un evento. La noradrenalina dal Locus coeruleus ha un effetto eccitatorio sulla maggior parte del cervello, attivando l’eccitazione e l’innesco dei neuroni. Le connessioni nervose di questo nucleo raggiungono il midollo spinale, il tronco cerebrale ,il cervelletto , l’ipotalamo, i nuclei relay del talamo , l’ amigdala , la base del telencefalo e la corteccia cerebrale. Attraverso le connessioni con la corteccia frontale e la corteccia temporale, il talamo e l’ipotalamo, il Locus Coeruleus è coinvolto nella regolazione dell’ attenzione, del ciclo sonno-veglia, nell’apprendimento, nella percezione del dolore, nella genesi dell’ansia e nella regolazione dell’umore.

La lezione da me creata pone l’attenzione proprio sull’attivazione del locus coeruleus attraverso la lingua. Una volta stimolato il Locus Coeruleus rilascerà noradrenalina che, lungo le proiezioni assonali, raggiungerà la corteccia prefrontale e alcuni organi specifici situati all’estremità posteriore del 3° ventricolo; qui, attraverso fasci nervosi pari simmetrici detti peduncoli epifisari, raggiunge la ghiandola pineale o epifisi. All’interno della ghiandola pineale, così stimolata, verrà prodotto un neurotrasmettitore chiamato serotonina che per N-acetilazione e ossi-metilazione produrrà la melatonina che verrà rilasciata nel sangue. Il locus ha una duplice funzione di fine regolazione: una destinata alle aree prefrontali un’altra destinata al sistema endocrino e al sistema neurovegetativo: in particolare la noradrenalina del Locus Coeruleus assicura una corretta funzionalità dell’Asse Ipofisi-Surrene e un adeguato “equilibrio” funzionale tra sistema ortosimpatico e sistema simpatico. A normali livelli di attività del Locus Coeruleus l’Area Prefrontale è in grado di controllare in modo ottimale l’Asse Ipofisi-Surrene e l’equilibrio tra Sistema Vegetativo Simpatico e Parasimpatico. 

In fase “neuromodulazione” tornerò sulla bocca per approfondire la correlazione con il bacino attraverso la colonna vertebrale .

All’interno di questa fase,  inoltre,  sono stati strutturati dalla mia assistente degli esercizi di scuotimento e vibrazione, a partire dalle pratiche già normalmente usate tra danzatori, per rilasciare il sistema muscolare e calmare il sistema nervoso. Crediamo che liberarsi dalla carica fisiologica in eccesso costituita dalle tensioni provocate dallo stress o dai traumi fisici o emozionali è fondamentale affinché l’organismo possa ritornare a uno stato di omeostasi e quindi di benessere. Il meccanismo dei tremori dà accesso a quelle parti del nostro organismo che il sistema di difesa ha trattenuto in forma disorganizzata e disfunzionale, il contatto con quelle parti restituisce una esperienza integrata e armonica del nostro corpo. Negli Stati Uniti il Prof. David Berceli, sul medesimo concetto di base ha sviluppato il metodo TRE (16)

Neuromodulazione 

In questa fase con la mia assistente Dafne Ciccola, abbiamo proposto un lavoro sul bilanciamento del sistema fasciale e miofasciale attraverso l’equilibrio del tono tra muscoli flessori ed estensori-antigravitari, coinvolgendo anche gli occhi la cui funzione non è legata alla sola visione ma anche allo sviluppo della muscolatura antigravitaria e alle onde cerebrali. Un semplicissimo lavoro di automassaggio con l’uso di una comune pallina da tennis non troppo dura, sull’arco plantare, permette di entrare in connessione in modo intuitivo con la linea superficiale posteriore fasciale. La pallina viene condotta dal tallone all’alluce per tre volte producendo una pressione da dietro in avanti fino all’inserzione di ciascun dito passando in rassegna tutte le dita.  Viene poi posizionata la pallina sull’arco plantare, mantenendo in appoggio  il metatarso e si procede ad una flessione ed estensione delle ginocchia. La pallina poi lievemente si sposta per far si che il tallone sia in appoggio al suolo e si procede con la flessione ed estensione delle ginocchia. A questo punto si mettono i piedi a terra e con l’arrotolamento della colonna si verifica se vi è  stato un cambiamento del tono miofasciale, per poi passare all’altro piede.

In tale ambito sono stati messi a punto altri esercizi per aumentare la percezione delle altre fasce che vengono eseguiti sia durante il training CHANCE IT che in fase di riscaldamento della tecnica Limon. Molte sono le teorie e gli studi sul sistema miofasciale ed ancora manca una visione unitaria. Ad esempio T. Myers nel 2014, nel testo “Anatomy Trains” definisce i meridiani miofasciali come linee di trazione che distribuiscono la tensione, dunque trasmettono forza e influenzano la struttura e la funzionalità del corpo. Ma in realtà la continuità strutturale è stata verificata solo per 3 dei 6 meridiani esaminati (linea posteriore superficiale, linea funzionale posteriore, linea funzionale anteriore). Molte altre sono le teorie ma crediamo che sia importante comunque nella pratica portare l’attenzione in quanto in diverse PCA sono compromessi, il tessuto connettivo, la cartilagine ed il collagene. Inoltre esistono studi che indagano il rapporto tra stress, sistema fasciale, immunitario, endocrino ed ipotalamo e quindi siamo interessate ad approfondire la ricerca in tal senso (17)

Le sostanze che compongono la fascia hanno la capacità di adattarsi alle funzioni ed aiutare la riparazione cellulare di tessuti  molto diversi fra loro come: ossa, muscoli, organi. Il tessuto fasciale riempie gli spazi tra gli organi, per proteggerli e fornire sostegno e stabilizzazione. Sotto la pelle, in particolare, le fasce sono collegate alle terminazioni nervose e ai vasi sanguigni al fine di reagire alle informazioni sensoriali esterne, come il calore, la pressione, il movimento, il tatto e la temperatura. La natura ubiquitaria e multifunzionale della fascia, fornisce l’architettura strutturale e funzionale del corpo. La fascia integra le funzioni di diversi sistemi (ad esempio, il sistema nervoso, immunitario e cardiovascolare) e può trasmettere informazioni meccaniche, chimiche ed elettriche. Ė  composta da proteine e acqua ma l’esatta composizione dipende dalla funzione che ricopre e dalla location nel corpo. È costituita da: 

-COLLAGENE: proteina maggiormente presente all’interno del nostro corpo ha la funzione di dare forma. Nella fase embrionale le ossa sono inizialmente composte da collagene e via via i minerali, come il calcio, vengono incorporati tra i suoi strati. Esistono 28 tipi differenti di collagene, 4 dei quali sono molto comuni e manifestano sia una particolare elasticità che una grossa resistenza.

-ELASTINA: seconda importante e comune proteina strutturale che possiamo trovare nel tessuto fasciale. Le proteine di elastina sono altamente allungabili: quando allungate possono raggiungere il 150% della loro iniziale lunghezza e poi ritornare alla loro forma iniziale. 

-TESSUTO CONNETTIVO CELLULARE: Sia le proteine di collagene che le proteine di elastina, sono prodotte dalle cellule del tessuto connettivo. Queste cellule vengono chiamate fibroblasti. Solo i fibroblasti hanno la possibilità di creare le fibre di tessuto connettivo nella quantità necessaria a ciascun organo o tessuto. I fibroblasti rispondono alle esigenze dell’ambiente potenziando le parti dell’organismo sollecitate maggiormente dalle funzioni che stiamo sviluppando ed inoltre hanno la capacità di rigenerare i tessuti anche se molto lentamente (circa 6 mesi). il tessuto connettivo inoltre produce enzimi e neurotrasmettitori che permettono ai fibroblasti di comunicare l’uno con l’altro e con altre cellule. 

-MATRICE: composta principalmente da acqua (cruciale per il metabolismo cellulare) e molecole di zucchero, circonda il tessuto connettivo e le fibre  ed ha la funzione di tenere insieme i componenti. Ospita al suo interno: cellule immunitarie, linfociti, cellule adipose, terminazioni nervose, capillari, terminazioni del sistema linfatico. Una componente responsabile  del contenuto acquoso, è l’acido ialuronico. Si occupa di mantenere il grado di idratazione, turgidità, plasticità e viscosità poiché si dispone nello spazio in una conformazione aggregata incamerando così un notevole numero di molecole d’acqua. È anche in grado di agire come sostanza cementante e come molecola anti-urto nonché come efficiente lubrificante, per esempio nel liquido sinoviale, prevenendo il danneggiamento delle cellule del tessuto da stress fisici. 

-SOSTANZA BASALE: si trova tra la pelle ed il tessuto connettivo, è una sospensione colloidale ad alto contenuto d’acqua, mucopolisaccaridi ed idrati di carbonio a catena lunga e serve per diffondere i nutrienti e fungere da barriera meccanica per i batteri. Produce resistenza al movimento e frizione molecolare interna. Abbiamo tenuto conto di questo negli esercizi di rilascio fasciale.

Le fasce sono permeate da numerose terminazioni nervose appartenenti al sistema nervoso simpatico e sono in continua connessione con l’intero sistema nervoso autonomo e trasmettono informazioni quando sono soggette a un intervento meccanico. Ne consegue che intervenire sul riequilibrio del sistema fasciale ha effetti dal punto di vista della neuromodulazione. Attraverso gli esercizi e l’automassaggio vengono stimolati sia il metabolismo che la circolazione, avviene la reidratazione (riempimento di acqua) e il dolore viene alleviato. Le potenziali sostanze infiammatorie vengono allontanate dalle fasce a seguito dell’attivazione delle citochine (neurotrasmettitori). I muscoli e le fasce contratti o rigidi diventano più elastici. La riduzione dello stress induce sensazioni di sollievo, benessere, attivazione, vitalità e calma. 

Il lavoro Feldenkrais da me creato per questa fase tocca tre componenti che lavorano in modo sinergico.

La CAM “Occhi ed onde Alpha-Theta” precedentemente citata è stata creata perché la produzione di onde alfa è fisiologicamente collegata al movimento degli occhi. Gli occhi sono legati, non solo al campo della visione, ma sono evolutivamente connessi allo sviluppo del sistema antigravitario nel bébé, al sistema flessorio-estensorio miofasciale e quindi di conseguenza all’equilibrio, e alle onde cerebrali. Studi dimostrano che è possibile svolgere funzioni attive mantendo il cervello in onde Alpha e persino Tetha. Tra le varie potenzialità, questo tipo di lavoro ha capacità di ridurre i sintomi depressivi, aumentare il pensiero creativo, ridurre lo stress, aumentare l’equilibrio ed intervenire in modo periferico sull’intero sistema quando la situazione corporea generale è in una situazione di dolore cronico. Si può rivelare, un lavoro difficoltoso dal punto di vista immaginativo, ma estremamente efficace in caso di impedimenti corporei. Le onde alfa sono presenti negli stati di coscienza rilassata quando la mente è sognante. Uno stato alfa è il livello intermedio tra la veglia e il sonno e fornisce un ponte alla mente subconscia. Le onde alfa permettono un’immaginazione vivida e lucida e aiutano la creatività e le intuizioni ed un bilanciamento del RAS. Le onde alfa sono state al centro della scena nei primi anni ’60 e ’70 con la creazione del biofeedback, una tecnica utilizzata per alterare consapevolmente le onde cerebrali utilizzando il feedback diretto fornito da un tipo di dispositivo EEG. Il biofeedback è un tipo di neurofeedback tipicamente utilizzato per insegnare ai professionisti come creare onde cerebrali alfa. (18) L’addestramento alla consapevolezza e la meditazione tendono a produrre un numero notevolmente maggiore di onde alfa senza l’uso di macchinari tecnologici. I neuroscienziati della Brown University stanno conducendo ricerche su come il cervello raggiunga la “disattenzione ottimale” modificando la sincronizzazione delle onde cerebrali tra le diverse regioni del cervello (19). I ricercatori sperano che insegnare alle persone come sfruttare il “potere di ignorare” creando uno stato cerebrale alfa attraverso la consapevolezza consentirà a chiunque soffra di dolore cronico di ridurre la percezione del dolore e per le persone che soffrono di depressione o ansia di minimizzare i loro sintomi. Esistono inoltre studi molto interessanti rispetto la correlazione tra parlato (lingue tonali e atonali) ed onde cerebrali che speriamo nel prossimo futuro di riuscire ad approfondire. Quello che ad oggi sappiamo è che l’elaborazione del parlato richiede oscillazioni neuronali su tre scale: le oscillazioni in banda gamma si sincronizzano con i fonemi, le oscillazioni in banda theta si sincronizzano con le sillabe e le oscillazioni in banda delta si sincronizzano con i limiti di intonazione-frase. (20) Il pensiero veloce è implementato nel sistema limbico e nel paraippocampo, mentre il pensiero lento utilizza la corteccia parietale posteriore, insula anteriore e regioni nella corteccia prefrontale dorsolaterale. Prevediamo quindi in futuro di usare le tecniche sulla voce in accordo a questi studi.
Per approfondimenti (21)

Le CAM “FERMARE IL RESPIRO” e “ABBASSARE LA TESTA/ REAZIONE INNATA ALLA CADUTA: UN AIUTO FUNZIONALE PER GLI STATI DI ANSIA” pongono l’attenzione sulle componenti neurofisiologiche ed anatomiche dell’instaurarsi di ansia e panico intervenendo in modo proficuo sul sistema simpatico. Le reazioni corporee dell’ansia hanno origini molto antiche, afferiscono alle abitudini di vita dei nostri antenati antropomorfi: soliti abitare sugli alberi, accadeva sovente che i bebè cadessero. Per garantire la sopravvivenza, il sistema umano si é organizzato in modo estremamente specifico. Il riflesso pattern legato alla sopravvivenza, ci accompagna tutt’oggi in situazioni di ansia: abbassare la testa, flettere la colonna vertebrale facendo convergere testa e pelvi, bloccare il respiro in inspirazione cosicché la dilatazione del diaframma crei un cuscinetto tra cassa toracica ed organi vitali. Attraverso questa organizzazione il cucciolo riusciva a garantirsi la sopravvivenza in quanto l’impatto si distribuiva in modo uniforme su scheletro e muscolatura proteggendo gli organi interni e la testa. Lo stesso riflesso ci fa abbassare la testa, chiudere il petto, piegare le ginocchia e bloccare il respiro, avvicinare gli arti alle parti morbide e vitali. Questo modello di contrazione dei flessori è ripristinato ogni volta che l’individuo ritorna ad un tipo di protezione passiva, quando vengono a mancargli i mezzi di resistenza attiva, oppure dubita delle proprie capacità, nei momenti di maggiore difficoltà o in occasione di rumori estremamente forti. A tal proposito entra in gioco in questo tipo di lavoro il nervo vestibolo-cocleare in quanto la sua eccitazione repentina e forte, porta ad una contrazione del sistema flessorio (la mio-fascia profonda va in contrazione cronica), all’arresto del respiro, alla accelerazione del polso, sudorazione, rossore fino nei casi più gravi a minzione e defecazione.  Il nervo vestibolococleare, detto anche nervo stato-acustico, è l’ottavo nervo cranico, ed è un nervo sensitivo:  trasmette le informazioni codificate a livello dell’orecchio e ha il nucleo a livello del rombencefalo. Nel suo decorso si divide in due rami:

 il nervo vestibolare è deputato al senso dell’equilibrio (statico e dinamico) e alle accelerazioni angolari e lineari. E’ maggiormente coinvolto nel controllo della postura e del tono muscolare. Alcune sue proiezioni ascendenti si portano ai nuclei dei nervi oculomotore, trocleare e abducente che innervano la muscolatura estrinseca degli occhi, generando un riflesso vestibolooculomotorio in grado di compensare con movimenti oculari i movimenti della testa e permettere di mantenere lo sguardo fisso. Altre proiezioni discendenti, scendono nella regione cervicale per creare il riflesso vestibolonucale responsabile della stabilità della testa durante i movimenti

il nervo cocleare è deputato al senso dell’udito, trasportando gli stimoli acustici.

I riflessi vestibolooculomotori sono di grande rilevanza clinica, in quanto sono utilizzati per verificare l’integrità del tronco encefalico in soggetti privi di coscienza. Lesioni del nervo vestibolococlare possono sussistere in seguito a processi patologici o traumi che coinvolgono l’angolo pontocerebellare, il meato acustico interno o l’orecchio interno. In tali casi possono verificarsi sintomi come vertigine e nistagmo per la parte vestibolare e acufeni o ipoacusia per la parte cocleare. Non sono da escludere coinvolgimenti anche al nervo facciale per la sua vicinanza.

Le CAM ” Riorganizzazione della mandibola con focus sull’espressione dell’aggressività” e “Espirare spingendo in fuori il basso addome / RUGGIRE ( MANIFESTAZIONE DELLA RABBIA)” pongono l’attenzione ancora una volta sulla riorganizzazione del sistema simpatico e parasimpatico, focalizzando da un punto di vista anatomico l’emozione della rabbia ed indirizzano lo sguardo alla connessione tra il diaframma pelvico ( centro del corpo),  la laringe e la seguente formazione di tutto l’apparato boccale (mandibola compresa, unica articolazione flessoria con componente antigravitaria)  in quanto hanno origine dal mesoderma nella fase di gastrulazione fetale. La connessione tra mandibola e bacino inizia durante lo sviluppo embriologico intorno al quindicesimo giorno: due depressioni si formano sul lato dorsale di un embrione. Uno diventa la membrana orofaringea che formerà la bocca, e l’altro è la membrana cloacale che formerà le aperture del tratto urinario, riproduttivo e digestivo. I due rimangono collegati e in seguito la colonna vertebrale cresce tra di loro. I miglioramenti della mobilità della mascella possono alleviare la tensione nell’area pelvica e viceversa.

La terapia craniosacrale ci insegna che il cranio e il sacro (parte posteriore del bacino) sono collegati attraverso la dura madre, che è lo strato esterno di tessuto connettivo che copre e protegge il cervello e il midollo spinale. La tensione o lo squilibrio su entrambe le estremità possono avere un effetto sull’altra. La linea frontale profonda è una linea fasciale che collega i muscoli del bacino ai muscoli delle mascelle e del collo. Un problema di mobilità o tensione ovunque lungo questa connessione può influire negativamente sia sulla mascella che sul pavimento pelvico. Le persone tendono a portare tensione da stress in entrambe le aree: spesso viene stretta la mascella, si digrignano i denti, si tendono i muscoli del pavimento pelvico e dell’addome e si stringono i glutei. Questa tensione a volte può essere correlata a rabbia repressa, paura o altre emozioni negative. Gli artisti affetti da PCA sono spesso sovrastati da frustrazione e rabbia per la loro condizione. Questo tipo di lavoro permette di intervenire da un punto di vista corporeo, direttamente su questo aspetto.

Inoltre in queste due lezioni si sviluppa un concetto inizialmente ipotizzato da Darwin. Darwin oltre al suo lavoro, aveva l’hobby di esplorare le emozioni nell’uomo e negli animali. Un giorno allo zoo, osservò che i bambini tendevano a ridere quando le scimmie si eccitavano e mostravano i denti. Studiando scoprì innanzitutto che il ridere e sorridere sono prodotti dall’attivazione dei medesimi muscoli e sono identici in ogni cultura e quindi sono atti biologici e fisiologici. A partire da questa osservazione teorizzò che sorridere ed il ridere, derivano in realtà da un movimento di aggressione. Se vengono scoperti i denti e la bocca violentemente come per mordere o spaventare qualcuno, e poi si riduce la tensione, ci si ritrova a sorridere. È stato studiato anche il fenomeno per cui si ride quando si vede in pericolo qualcuno ( come quando si scivola su una buccia di banana). Il pericolo che vediamo nell’altro sollecita il nostro sistema nervoso simpatico preparandoci all’azione, poi il sistema si rende conto che non è lui in pericolo reale e allora avvertiamo il senso del sorriso e del riso. É interessante notare come le due emozioni principali legate al sistema simpatico ( attacca o fuggi o ti pietrifichi) , rabbia e paura sono in qualche modo collegate alla nostra bocca.

Per quest’anno a causa della mancanza di tempo necessaria per approfondire ogni aspetto, non ho inserito in CHANCE IT un mio lavoro corporeo sul pavimento pelvico che ormai da diversi anni insegno tramite seminari intensivi che focalizza l’attenzione su diaframma pelvico e voce. Il prossimo anno sarà un piacere approfondire anche quest’aspetto. D’altro canto siamo appena all’inizio.

Neurorilassamento: Il lavoro sviluppato nelle tre fasi precedenti dovrebbe aiutare la fase di Neurorilassamento. Siamo interessati ai feedback degli artisti con PCA per valutare i reali benefici. I dati verranno raccolti attraverso i sondaggi a loro somministrati. Durante la formazione gratuita per artisti con PCA che si terrà in Italia dal 29 aprile al 4 Maggio 2023, parleremo inoltre delle regole riguardanti l’ “igiene del sonno” spesso date dai medici come consigli pratici a chi è affetto da PCA e informeremo rispetto le fasi del sonno nella modalità di seguito riportata.

Il riposo notturno è caratterizzato da diversi cicli del sonno della durata di circa 90 minuti. Ogni ciclo è segnato da un passaggio attraverso vari stadi e la fase REM, quella in cui sogniamo, si ripete ogni ora e mezza circa per 15 minuti. Si tratta quindi di un’alternanza continua di fasi REM e fasi non-REM, cioè di sonno lento e sincronizzato.

Il sonno è costituito da diverse tappe:

STADIO 1: dallo stato di veglia, caratterizzato dalle onde cerebrali Beta, al sonno leggero, segnato dalle onde cerebrali Alpha con frequenza dagli 8 ai 13 hertz.

STADIO 2: fase di rilassamento dei muscoli e di sonno ancora leggero, caratterizzata dalle onde cerebrali Theta legate alle capacità riflessive e immaginative.

STADIO 3: il sonno diventa pian piano più profondo, il metabolismo è rallentato e le onde cerebrali sono ampie (onde Delta tipiche del sonno profondo senza sogni e legate alle attività involontarie come il battito cardiaco).

STADIO 4: fase del sonno profondo effettivo, quella Nrem in cui l’organismo si rigenera e si ripristinano le riserve metaboliche.

Dopo circa 70 minuti dall’addormentamento avviene la prima fase REM di 15 minuti circa, caratterizzata da attività cerebrale con alternanza di onde Theta, Alpha e Beta. Qui si conclude il primo ciclo di sonno della durata di 90 minuti. Nella notte si susseguono altri cicli da 90 minuti (per un totale di circa 4-5 per notte) e ogni volta la fase REM (Rapid Eye Movement) tende ad aumentare di durata rispetto alla fase non-REM. Nel complesso, la fase REM ricopre circa il 25% della durata totale del sonno. Una recente ricerca pubblicata sulla rivista Science, condotta dal team di ricerca di Cnrs, il Collège de France e l’Inserm, sostiene che siano le onde delta rilasciate nella fase del sonno profondo a determinare una costante attività del cervello impiegata nella formazione della memoria a lungo termine. Nello specifico, le onde delta corrispondono al momento di silenzio nello scambio di comunicazioni fra l’ippocampo e il cervello, alternato poi nuovamente da un’attività ritmica. Queste diverse frequenze potrebbero essere alla base della formazione della memoria, soprattutto considerando che, in questi apparenti momenti di quiete, alcuni neuroni sembrano restare attivi nel codificare informazioni. Questi neuroni, durante il giorno, hanno partecipato all’apprendimento di nuove informazioni legate alla memoria spaziale, che si ipotizza possa essere un meccanismo alla base del consolidamento della memoria.

Inoltre daremo come strumento di auto aiuto EFT tapping (*) Emotional Freedom Technique (EFT) un metodo terapeutico che ha effetti significativi sulla produzione di cortisolo e sulla riduzione dello stress, utilizzato da una psicoterapeuta del nostro “team supervisori”, la Dott.ssa Emma Tidei con la quale ci siamo confrontati al riguardo.  

Neuro Differenziazione e apprendimento: Per quest’ultima fase abbiamo veicolato gli studi all’interno di un possibile training formativo e performativo per artisti, attraverso lezioni e laboratori.

Le lezioni sono state così strutturate: 

-Classe pilates: per implementare la tonificazione muscolare e sostenere il sistema miofasciale

-Classe di danza classica: con una specifica attenzione alla muscolatura rotatoria e alla coordinazione 

-Classe Limon: questa tecnica trova la sua energia vitale nella gestione del respiro usato come una partitura musicale, nel concetto di sospensione, caduta e recupero, oscillazione, isolamento. Ci sembra altamente correlata al lavoro sulla fascia.

-Classe floorwork e release: per incentivare il recupero del movimento evolutivo, funzionale e trasformarlo in arte. L’appoggio al pavimento dona una maggiore conoscenza della struttura scheletrica e lavora in profondità la muscolatura. Migliora l’allineamento e la consapevolezza del corpo. L’abbandono del peso sul pavimento permette di rilasciare la tensione muscolare accumulata ed allo stesso tempo sviluppare una maggiore percezione del proprio centro. Si comprende meglio la funzionalità articolare del corpo e l’utilizzo non forzato dei muscoli oltre a potersi concentrare maggiormente sulla respirazione. Il lavoro sul pavimento ci riporta ad un movimento primordiale, in cui strisciare, rotolare, gattonare, sono i patterns motori sia della nostra evoluzione individuale sia della nostra evoluzione come specie.

I laboratori sono stati costruiti in modo da legarsi alle tematiche scientifiche e alle tecniche somatiche che proporremmo durante la formazione per trasformare ed aprire il canale creativo. Di seguito riporto pochi task sui quali lavoreremo:

Relazione con se stessi, con gli altri, con lo spazio

Fiducia in se e nel gruppo 

Correlazione gesto, suono e voce

Relazione occhi- piedi attraverso il sistema fasciale

Trasformazione delle emozioni in movimento 

Trasformazione del concetto di limite in possibilità 

Lavoro personale e nel gruppo

Credo che il lavoro svolto in questi mesi, sia un buon punto di partenza e che risponda con dignità e capacità di approfondimento agli obiettivi posti. Sono conscia che il lavoro è

parziale e personalmente desidero che possa esserci sempre maggior dialogo diretto con i ricercatori. Allo stesso tempo sono certa che CHANCE IT 2022/2023 costituisce un proficuo collante tra i campi di apprendimento e ricerca ed è un valido strumento dialogico e di approfondimento per gli operatori afferenti tanto all’area medica quanto a quella artistica e somatica. Spero pertanto che questo tentativo di sintesi del lavoro, possa motivare tali target a fruire delle formazioni gratuite promosse all’interno del progetto, per poter esperire direttamente il nostro lavoro di ricerca. Ci preme poter spingere ulteriormente avanti il campo della ricerca ed intessere un dialogo con tutti gli stakeholders toccati da questi tipi di tematiche.

Bibliografia

1 Progetto europeo Pathways http://chrodis.eu/08-chronic-diseases-and-employment/

2 Effects of dance activities on patients with chronic pathologies: scoping review

 Anne-Violette Bruyneel

3 A Dynamic Systems Approach and the Feldenkrais Method

Esther Thelen, https://youtu.be/Le_tFDMB7ds

4 “Le guarigioni del cervello” N. Doidge pag.238

5 “Le guarigioni del cervello” N. Doidge pagg. 17-52

6 Systems and Circuits Linking Chronic Pain and Circadian Rhythms

Andrew E. Warfield, Jonathan F. Prather and William D. Todd, Program in Neuroscience, Department of Zoology and Physiology, University of Wyoming, Laramie, WY, United States

7 Glial cells and immune cells in neuroinflammatory and neurodegenerative diseases

Rui Wang, Haigang Ren, Li-Fang Hu, Ning Song, Ling Long, Zili You and Guanghui Wang,

Roles of microglial mitophagy in neurological disorders 

Yang Liu, Miao Wang, Xiao-Ou Hou and Li-Fang Hu

8 The Glymphatic System – A Beginner’s Guide 

Nadia Aalling Jessen, Anne Sofie Finmann Munk, Iben Lundgaard, and Maiken Nedergaard University of Rochester Medical Center

The brain’s glymphatic system: current controversies.

Humberto Mestre, Yuki Mori, Maiken Nedergaard Center for Translational Neuromedicine, Faculty of Health and Medical Sciences, University of Copenhagen, 2200, Copenhagen, Denmark; Center for Translational Neuromedicine, University of Rochester Medical Center, Rochester, NY 14642, USA

9 Glymphatic System Dysfunction in Central Nervous System Diseases and Mood Disorders Dianjun Zhang, Xinyu Li and Baoman Li

10 The Behavior-Analytic Origins of Constraint-Induced Movement Therapy: An Example of Behavioral Neurorehabilitation 

Edward Taub University of Alabama at Birmingham

11 Protection of cultured dopamine neurons from MPP(+) requires a combination of neurotrophic factors 

Juliann D Jaumotte, Stephanie L Wyrostek , Michael J Zigmond 

12 Translingual Neural Stimulation With the Portable Neuromodulation Stimulator (PoNS®) Induces Structural Changes Leading to Functional Recovery In Patients With Mild-To-Moderate Traumatic Brain Injury

Jiancheng Hou, Arman Kulkarni, Neelima Tellapragada, Veena Nair, Yuri Danilov, Kurt Kaczmarek, Beth Meyerand, Mitchell Tyler, Vivek Prabhakaran

13 Cardiovascular and Respiratory Effect of Yogic Slow Breathing 

in the Yoga Beginner: What is the Best Approach? 

Heather Mason, Matteo Vandoni, Giacomo de Barbieri, Erwan Codrons, Veena Ugargol, and Luciano Bernardini

EEG signatures change during unilateral Yogi nasal breathing

Imran Khan Niazi, Muhammad Samran Navid, Jim Bartley, Daniel Shepherd,Mangor Pedersen, Georgina Burns, DeniseTaylor & David E. White

Alteration in Nasal Cycle Rhythm as an Index of the Diseased Condition 

Elangovan Muthu Kumaran

14 Does breathing have an influence on lymphatic drainage? Journal of Lymphoedema DEBATE

Neil Piller (NP) is Professor and Director, Lymphoedema Assessment Clinic, Flinders 

Surgical Oncology, Flinders Medical Centre, South Australia; Gillian Craig (GC) is Chronic Oedema Specialist, NHS Grampian, Aberdeen; Albert Leduc (AL) is Honorary Professor, Université Libre de Bruxelles, Emeritus Professor, Vrije Universiteit Brussels and Founder President of the European Society of Lymphology and Terence Ryan (TR) is Emeritus Professor of Dermatology, Green College, Oxford and Adviser on Morbidity Control to the Global Alliance for the Elimination of Lymphatic Filariasis, Oxford

15 The Anatomical Relationships of the Tongue with the Body System

Bruno Bordoni , Bruno Morabito , Roberto Mitrano , Marta Simonelli , Anastasia

Toccafondi

16 Berceli D. Valutazione degli effetti degli esercizi di riduzione dello stress che impiegano lievi tremori: uno studio pilota 

[dissertazione]. Phoenix (AZ): Università Statale dell’Arizona; 2009.

Berceli D. [Tremori neurogenici: un trattamento orientato al corpo per il trauma in grandi popolazioni]. Trauma e Gewalt. 2010 maggio; 4 (2): 148-156. Tedesco

17 Impact of stress, immunity, and signals from endocrine and nervous system on fascia

Nicola Barsotti, Marco Chiera, Diego Lanaro, Massimo Fioranelli Società Italiana di Psiconeuroendocrinoimmunologia, Rome, Italy C.O.M.E. Collaboration ONLUS, Pescara, Italy Department of nuclear physics, sub-nuclear and radiation, Guglielmo Marconi University, Rome, Italy

Voluntary activation of the sympathetic nervous system and attenuation of the innate immune response in humans 

Matthijs Koxa, Lucas T. van Eijka, Jelle Zwaaga, Joanne van den Wildenberga, Fred C. G. J. Sweepd, Johannes G. van der Hoevena and Peter Pickkersa

18 EEG Theta Power Activity Reflects Workload among Army Combat Drivers: An Experimental Study 

Carolina Diaz-Piedra, María Victoria Sebastián and Leandro L. Di Stasi

19 Attention Drives Synchronization of Alpha and Beta Rhythms between Right Inferior Frontal and Primary Sensory Neocortex 

Matthew D. Sacchet, Roan A. LaPlante, Qian Wan, Dominique L. Pritchett, Adrian K.C. Lee, Matti Ha¨ma¨la¨inen, Christopher I. Moore, Catherine E. Kerr and Stephanie R. Jones

20 Cortical oscillations and speech processing: emerging computational principles and operations

Anne-Lise Giraud & David Poeppel

21 Occipital alpha-band brain waves when the eyes are closed are shaped by ongoing visual processes 

Wiremu Hohaia, Blake W. Saurels, Alan Johnston, KielanYarrow & Derek H.Arnold

Alpha waves: a neural signature of visual suppression

Matteo Toscani, Tessa Marzi, Stefania Righi, Maria Pia Viggiano, Stefano Baldassi

Le ricerche consultate nel programma CHANCE IT sono molto più ampie. Siamo disponibili alla condivisione di tali materiali. Per chi fosse interessato preghiamo di mandare una mail a chanceit@eartes.it

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